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Collection: Archivio virtuale dei Celestini di Novi

Prefazione Collezione Celestini

  1. L’archivio virtuale
  2. Il monastero di S. Giorgio a Novi (Salerno)
  3. L’archivio del monastero
  4. Le note al testo

1. L’archivio virtuale

La collezione presenta i dati essenziali (data cronica e topica, luogo di conservazione e segnatura archivistica, notaio e giudice) dei 560 documenti riguardanti il monastero dei Celestini di Novi e oggi conservati in originale o in copia all’Archivio della Badia di Cava (Cava dei Tirreni, Salerno) e all’Archivio di Stato di Salerno. I dati sono stati estratti dai regesti pubblicati da Carmine Carlone, in Regesti dei Celestini di Novi (1243 – 1792), Salerno 2008 (Fonti per la storia del mezzogiorno medievale, 20) per opera di Ciro Romano (idea e impostazione dell’archivio virtuale, Università di Jyvaskyla-Finlandia) con l’aiuto di Barbora Borůvková (aggiunte e indicizzazione) nell’ambito di un tirocinio ERASMUS+ (University of Hradec Králové) e di Mariarosaria Cozzolino (revisione) nell’ambito di un tirocinio ICARUS svoltosi in appoggio al Laboratorio “Documenti Storici nel Web”, ambientato presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Vera Isabell Schwarz-Ricci ha curato la creazione dell’archivio digitale.

2. Il monastero di S. Giorgio a Novi (Salerno)

Celestino V, santo per la Chiesa cattolica dal 1313 (nato Pietro Angelerio detto da Morrone tra il 1209 e il 1215), è stato papa per pochi mesi nel 1294 finendo i suoi giorni nel 1296. Figura nota anche grazie a Dante Alighieri che lo cita tra gli ignavi nel III canto dell’Infernoi, oltre a rappresentare una non facile temperie ecclesiastica nella storia della Chiesa medievaleii è anche stato un riferimento fondazionale (in termini ecclesiologici) poiché fu promotore e fondatore di un ordine monastico che, rifacentesi alla regola benedettina, da lui prese il nome: l’Ordine dei Celestini al quale il monastero di Novi era aggregato. L’Ordine fu istituzionalizzato nel 1275 da papa Gregorio X che lo incorporò nell’Ordine dei Benedettini costituendo la sede principale presso il monastero di Santo Spirito di Sulmona da cui dipesero varie case monasticheiii. A quello stesso anno risalgono anche le costituzioni dell’Ordine, formulate dallo stesso Pietro da Morrone, ma è dopo la sua morte che i Celestini si diffusero in Campania abbastanza rapidamente: nel 1309 ad Aversa, nel 1313 a Capua, nel 1316 a Napoli, nel 1323 a Noviiv.

I monaci arrivarono a Novi, in Cilento, su impulso di Tommaso Marzano signore della terra di Novi che, nel 1323, offrì ai Celestini la chiesa di Santa Maria del Monte affinché fosse eretto un monastero. Tommaso, ottenute le autorizzazioni ecclesiastiche del caso, concesse il giuspatronato e tutti i diritti della cappella di San Giorgio di Novi (nel suo castello baronale) e della chiesa di San Nicola de Veternano all’Ordine dei Celestini che s’impegnò, da parte sua, a garantire la presenza di una propria comunità nelle strutture donate da Tommaso Marzano. Secondo le volontà di quest’ultimo la comunità doveva comporsi di ventidue frati in tutto (quattordici sacerdoti, quattro diaconi e quattro conversi) che, oltre al culto divino, si sarebbero dedicati all’attività di soccorso ed accoglienza di poveri e pellegriniv. Dai regesti dei documenti qui presentati, si evince che ai Celestini di Novi vennero affidate due sedi e cioè la già citata chiesta di Santa Maria del Monte, dove sarebbe dovuto nascere il monastero e la sede del priore, e la cappella di San Giorgio nel castello baronale dello stesso Tommasovi. I monaci, però, col consenso di Tommaso preferirono stabilirsi nelle prossimità della cappella di San Giorgio per evitare i problemi degli inverni troppo rigidi che bloccavano la sede di Santa Maria del Monte ubicata a circa 1.700 metri di altitudinevii.

Se la cappella di San Giorgio già godeva di privilegi e di diritti di cappellania sul castello dei signori di Novi, dopo l’arrivo dei Celestini il culto presso la chiesa di Santa Maria del Monte progredì molto tanto che venivano richiamati fedeli e pellegrini anche da zone molto lontane. Ciò procurò alla comunità dei Celestini un ingente introito fatto di oblazioni e donazioni che ampliò il patrimonio fondiario del monasteroviii. Per circa due secoli il monastero fu fecondo in attività e molto incoraggiato dalla protezione dei sovrani, ma dalla seconda metà del XVI secolo iniziò la lenta decadenza dei Celestini di Novi. Conflitti col clero diocesano e gli interventi dei vescovi, negli anni, fiaccarono la presenza spirituale dei Celestini che, per amministrare le controversie e il patrimonio, non si curavano del culto delle anime, tanto che le donazioni pro salute anime scomparvero del tuttoix. Trasformato in abbazia nel 1621 il monastero dei Celestini di Novi si occupava, ogni venerdì, della distribuzione dei pani ai poveri del postox e la sua storia si conclude nel 1807 quando, in piena dominazione napoleonide, fu soppresso. La chiesa fu officiata fino al 1920 e poi ridottasi a rudere fu distrutta, mentre i locali del monastero sono divenuti civili abitazionixi.

3. L’archivio del monastero

L’archivio si è costituito per l’accumulo quotidiano degli atti riguardanti direttamente San Giorgio e Santa Maria del Monte e, probabilmente, i documenti erano ordinati in base alla località sebbene non sia possibile comprendere se venivano usato anche un ordinamento cronologico degli stessi. Dalle espressioni usate negli atti si evince che i monaci preferivano redigere inventari e platee che avessero valore di documento pubblicoxii piuttosto che dedicarsi ai singoli atti. Le vicende dell’archivio, tutt’altro che chiare, furono, per sommi capi, le stesse degli altri monasteri soppressi: nel 1807, dopo un inventario sommario, le carte furono occultate per poi, nel 1811, esser trasferite a Salerno presso la Direzione dell’Amministrazione del Registro di Bolloxiii. Circa il 70% delle carte dell’archivio andarono disperse e la parte superstite giunse nell’archivio dell’abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni tra il 1811 e il 1820 e qui, tra il 1837 e il 1838, i documenti furono inventariati e conservati nella arche numerate 88-120xiv.

A Carmine Carlone si devono i regesti dei documenti del monasteroxv, per la quale operazione ha tenuto conto, oltre ai documenti superstiti conservati a Cava dei Tirreni, anche dei protocolli notarili di Novi e di Vallo della Lucania per colmare, parzialmente, le lacune verificatesi con le dispersioni post-soppressione. Questa ricostruzione dell’archivio dei Celestini di Novi, qui virtualmente raffigurato, sarà molto utile per la migliore comprensione delle vicende dei Celestini in Cilento e questo studio senz’altro si inserisce in piena comunicazione con altri lavori consimili sull’Ordine dei Celestinixvi oggi soppresso nella parte maschile, ma ancora attivo nella componente femminilexvii.

CIRO ROMANO

4. Le note al testo

  1. Dante Alighieri, Divina Commedia: Inf. III, 58-60.
  2. A tal riguardo si rinvia a L. GATTO -E. PLEBANI, Celestino V, pontefice e santo, Roma, 2006.
  3. C. CARLONE, Regesti dei Celestini di Novi (1243-1792), Salerno 2008, p. X.
  4. L. PELLEGRINI, «Che sono queste novità?» Le religiones novae in Italia meridionale (secoli XII e XIV), Napoli 2000, pp. 315-346.
  5. Carlone 2008, cit., p. XII.
  6. L. ZANOTTI, Regesti Celestini, L’Aquila 1994-1996, II, I, p. 337.
  7. Carlone 2008, cit., p. XIV.
  8. Ibidem, p. XIX.
  9. Ibidem
  10. Non mancano anche in questo caso episodi di contrasti con l’Universitas di Novi in P. EBNER, Storia di un feudo del Mezzogiorno. La baronia di Novi, Roma 1973, p. 378.
  11. Carlone 2008, cit., p. XIX
  12. Ibidem, p. XXV.
  13. Ibidem, p. XXVII.
  14. Ibidem, p. XXX.
  15. Carlone 2008, cit.
  16. Mi riferisco al Codice diplomatico dei Celestini in http://paduaresearch.cab.unipd.it/314/11/11._Codice_diplomatico_Celestino.pdf (consultato il 30 aprile 2020) e a S. PAGANO, I fondi concernenti i «Regolari» dell’Archivio Segreto Vaticano, in «Archiva Ecclesiae», 42 (1999), pp. 149-168
  17. G. MARINANGELI, Dizionario Istituti di Perfezione, vol. II, coll. 728-731.