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FondFondo Pedicini (1423-1677)
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Date: 1423, luglio 31
AbstractGiacomo Morra, utile signore di San Severino di Camerota, oggi Centola, dona a Brancato Pastorello diversi beni stabili siti nella stessa terra di San Severino: una casa in località San Cristofaro, confinante con via pubblica e via vicinale, soggetta ad un annuo reddito o censo di grana uno e mezzo; una vigna in località Campanella, confinante con beni di Biagio de Rosa, beni di Giovanni de Ielardi, beni di Giovanni de Petrillo e vallone, soggetta ad un annuo reddito di ducati uno e mezzo; un terreno in località Lisca, confinante con via pubblica, via vicinale e vallone, ugualmente soggetto ad un annuo reddito di ducati uno e mezzo.

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Date: 1454, marzo 17
AbstractBerardo Caragulo (Caracciolo), quale padre e curatore della figlia Antonella, concede in enfiteusi perpetua a Nicola e Guiliermo de Simia, fratelli carnali del casale di Munti, un pastino sito e posto nel luogo dove si dice Lacroce.

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Date: 1505, maggio 23
AbstractLa Mensa arcivescovile di Benevento concede in enfiteusi a ventinove anni con facoltà di affrancare a Giovanni Tommaso Morra, cittadino beneventano, un'isca lavorativa e arbustata posta in territorio di Benevento nel luogo detto La Ischitella, circondato dal formale dei mulini.

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Date: 1505, novembre 29 - 1506, ottobre 17
AbstractTransunto degli atti con cui il nobile Giulio de Morra affranca due case reddenti alle chiese e monasteri di S. Sofia e di S. Pietro delle Monache e alla Camera apostolica, consistenti l’una in un cellaro, uno stabulo, una camera terranea, un magazzino di due membri con scala di fabbrica, orticello contiguo, una sala con cucina e due camere e l’altra in un cellaro, scala di fabbrica e sala con cucina, entrambe site in Benevento in parrocchia di S. Stefano di Platea Nova e confinanti con i beni del fu Giovanni de Sisto, beni degli eredi di Mercurio de Morra, beni di Giovanni Tommaso de Morra, beni del fu Salvatore Conte e via pubblica; per l’affrancazione dà in permuta due ische o orti siti in sobborgo dove si dice Santa Barbara e in contrada dove si dice l’Acqualonga, confinanti tra l’altro con il formale dei mulini; per la Camera apostolica interviene Nicola de Vipera, cittadino beneventano, primicerio maggiore della chiesa maggiore di Benevento in nome e parte dell'arcidiacono Vincenzo de Tucis, vicario del cardinale Galiotto e commissario apostolico; per il monastero di S. Pietro delle Monache intervengono la badessa Antonella de Enta e le suore Antonella Papa, Beatrice e Camilla Pesce, Pasqua de Fragneto, Dianora Borima, Francesca Gregorio, Palma Ape di Napoli, Temperanza Borthina, Caterinella e Paola Miele, Margarita Sereno, Lucrezia Tirafone ed altre.

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Date: 1505, aprile 24 - 1513, marzo 19
AbstractTransunto di più lettere apostoliche e un breve - datati tra il 1505 e il 1513 - relativi all’acquisto fatto da Giulio Morra nel 1505 di una casa di più membri sita in Benevento, nella parrocchia di S. Stefano di Platea Nova, confinante con beni di Giovanni Tommaso Morra, con facoltà di affranco dal censo di libre 4 di cera rossa da consegnarsi alla Camera apostolica nella festa dei SS. apostoli Pietro e Paolo.

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Date: 1507, settembre 17
AbstractDiomede Conte, essendogli stata concessa a titolo di permuta con atto del 2 giugno 1507 del notaio Clemente de Giordano da Giulio de Morra, nella qualità di tesoriere della Camera apostolica, una casa di più membri sita in Benevento, nella parrocchia di S. Stefano de Platea Nova, e temendo che, defunto il notaio Giordano e passando i suoi protocolli di mano in mano, il documento possa andare perso, incarica il notaio Francesco Fabagrossa di rinvenire l'istrumento nell'archivio del notaio Giordano conservato dall'abate Antonio Ferrazzano, suo esecutore testamentario, e di trascriverlo in un nuovo atto alla presenza dei testimoni dottore utriusque iuris Francesco de Peregrinis, dottore utriusque iuris notaio Bartolomeo de Rinaldo, maestro d'atti delle cause civili della curia temporale di Benevento notaio Marino Maurelli, notaio Pietro Devinea e Astorgio de Marzilla.

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Date: 1511, dicembre 11
AbstractVincenzo de Tucis, in qualità di commissario della Camera apostolica, concede a censo per venti carlini al nobile Giulio de Morra una casa di due membri, sita in Benevento nella parrocchia di S. Stefano de' Neofiti, confinante con i beni degli eredi di Bartolomeo de Serino, beni di Salvatore Conte e cortile vicinale.

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Date: 1516, marzo 15
AbstractAntonello de Ceccarelli, canonico beneventano e vicario generale sostituto del cardinale arcivescovo Sisto della Rovere, decide nella causa che oppone da una parte Josia de Saxis - procuratore fiscale della Mensa arcivescovile come sostituto di Paolo Erennio de Scantacerri - e dall'altra Bartolomeo de Guglielmo del casale de Monti - ormai defunto e sostituito dal fratello Giovanni e dal figlio ed erede Salvatore - al quale si chiede di esibire il titolo in base al quale tiene dalla Mensa arcivescovile una vigna sita in territorio di regno, dove si dice lo Prioritico, confinante con i beni del monastero di S. Maria di Montevergine, beni del demanio temporale di Monti e vie pubbliche.

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Date: 1517, giugno 20
AbstractAntonio de Morra, barone di Favale in provincia di Basilicata, dona al figlio primogenito Giovanni Michele ducati duecento di carlini d'argento, provenienti dai beni feudali e burgensatici che egli possiede in territorio e distretto di Ordeoli in provincia di Calabria.

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Date: 1517, ottobre 29
AbstractTransazione tra Giulio de Morra e Josias de Saxis, il secondo in nome proprio e dei figli ed eredi di Gaspare de Pesci, sulla conduzione dei terreni concessi in enfiteusi a ventinove anni dalla Camera apostolica e in particolare: territori ed ische siti nei luoghi detti la Piana di San Paolo, la Piana di Sant'Erasmo e Burgo Nigro, confinanti con i beni del monastero di S. Vittorino che tiene il notaio Paolo Scantacerri, via pubblica, beni che tengono gli eredi di Paolo de Vico ed altri beni; un'isca con alberi circondata dal fiume Sabato e confinante con la palata e con il formale dei mulini; un'altra isca, anch'essa confinante con la palata e che ora tiene Cassandra Sara, nipote di detto Josias, con il marito Vincenzo Ciffarello, e Pietro Pesce come tutore dei figli di Gaspare Pesce e di sua moglie Emilia.

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Date: 1536, febbraio 28
AbstractLuisa Brancaccio ratifica l'accordo intercorso - con atto del notaio Domenico Grasso di Napoli del 10 febbraio 1536 - tra il suo procuratore Mauro Prisco di Gallipoli, residente a Napoli, ed il di lei fratello Giovanni Carlo Brancaccio, in base al quale Giovanni Carlo vende alla sorella annui ducati settantanove sui frutti del feudo di Cantalupo in provincia di Abruzzo Ultra per il capitale di ducati settecentonovantadue, di cui le è rimasto debitore dopo che è stato negato il regio assenso alla vendita da lui stesso e da sua moglie Porzia Brancia fatta alla medesima Luisa del feudo abitato di Lungano in provincia di Principato Citra.

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Date: 1542, maggio 4
AbstractLucio de Morra, figlio ed erede del fu Giulio de Morra, e Scipione Perotta, tesoriere della Camera apostolica in Benevento, concordano l'affranco delle terre o ische site nelle contrada detta la Piana di San Paolo alias di Sant'Erasmo e nel luogo detto Palmetiello presso Borgo Nigro, già concesse in enfiteusi a Giulio de Morra con atto del notaio Ippolito de Cesis, affranco da realizzarsi trasferendo il canone di una torcia di cera bianca del peso di cinque libre e di cinque ducati d'oro su una casa di più membri sita in Benevento nella parrocchia di S. Mauro, con uno scambio giudicato conveniente per la Camera apostolica dai probi viri abati Silano de Pacca e Gabriele Fontarelle, canonici della cattedrale di Benevento, la cui relazione è raccolta in uno strumento dell’8 marzo 1542 del notaio Giovenale Cocca.

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Date: 1542, maggio 23
AbstractGuido Ascanio Sforza di Santa Flora, diacono cardinale di S. Eustachio, camerario del papa e di S.R.C., approva e conferma l'accordo intervenuto con atto del notaio Francesco Micheleti del 4 maggio 1542 tra Lucio de Morra, figlio ed erede del fu Giulio de Morra, e Scipione Perotta, tesoriere della Camera apostolica in Benevento, per l'affranco delle terre o ische site nella contrada detta la Piana di San Paolo alias di Sant'Erasmo e nel luogo detto Palmetiello presso Borgo Nigro, già concesse in enfiteusi a Giulio de Morra con atto del notaio Ippolito de Cesis, affranco da realizzarsi trasferendo il canone di una torcia di cera bianca del peso di cinque libre e di cinque ducati d'oro su una casa di più membri sita in Benevento nella parrocchia di S. Mauro, con uno scambio giudicato conveniente per la Camera apostolica dai probi viri abati Silano de Pacca e Gabriele Fontarelle, canonici della cattedrale di Benevento, la cui relazione è raccolta in uno strumento dell’8 marzo 1542 del notaio Giovenale Cocca.

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Date: 1543, febbraio 18
AbstractVincenzo Spinola di Savona, nella qualità di governatore del monastero di S. Sofia di Benevento e con il consenso del priore e dei monaci del monastero, concede in enfiteusi a ventinove anni a Nicola e Cosimo de Colle per il canone di annui carlini dodici una chiusa di tomoli sette, più o meno, sita in territorio beneventano, nel feudo de La Francesca, dove si dice al Toppo de Ulmo, confinante con altri beni dello stesso monastero.

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Date: 1546, aprile 5
AbstractLucio Morra affranca dal monastero e convento di S. Vittorino, per il quale intervengono la badessa Vergilia de Porralys e la maggior parte delle sorelle monache, una vigna con terra vacua della capacità di tomoli cinque, più o meno, sita in Benevento nel luogo detto Sant'Erasmo, confinante con beni degli eredi di Giovan Tommaso Mansella, beni di Bartolomeo Pastore e via pubblica, già concessagli con strumento del 13 gennaio 1535, e trasferisce il canone di sei tarì e mezzo di carlini d'argento su una casa di due membri terranei e due solariati con cucina, saletta, due cellari, scala di legno e un cortile sita in Benevento nella parrocchia di S. Angelo a Porta Somma, confinante con beni di Giovanni Mauroni, orto di S. Domenico e via pubblica, con uno scambio giudicato utile e conveniente per il monastero di S. Vittorino dai due probi viri abate Domenico Verussi, canonico della cattedrale, e fra' Alessandro di Atripalda, monaco e priore della chiesa di S. Sofia.

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Date: 1546, aprile 5
AbstractLucio Morra affranca dal monastero e convento di S. Vittorino, per il quale intervengono la badessa Vergilia de Porralys e la maggior parte delle sorelle monache, una vigna con terra vacua della capacità di tomoli cinque, più o meno, sita in Benevento nel luogo detto Sant'Erasmo, confinante con beni degli eredi di Giovan Tommaso Mansella, beni di Bartolomeo Pastore e via pubblica, già concessagli con strumento del 13 gennaio 1535, e trasferisce il canone di sei tarì e mezzo di carlini d'argento su una casa di due membri terranei e due solariati con cucina, saletta, due cellari, scala di legno e un cortile sita in Benevento nella parrocchia di S. Angelo a Porta Somma, confinante con beni di Giovanni Mauroni, orto di S. Domenico e via pubblica, con uno scambio giudicato utile e conveniente per il monastero di S. Vittorino dai due probi viri abate Domenico Verussi, canonico della cattedrale, e fra' Alessandro di Atripalda, monaco e priore della chiesa di S. Sofia.

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Date: 1551, gennaio 22
AbstractMelchiorre Cauco di Benevento vende a Lucio de Morra per il final prezzo di ducati quindici in carlini d'argento, alla ragione di dieci carlini per ducato, che contestualmente riceve, un'isca della capacità in semina di più o meno due tomoli, con salici e pioppi, sita in territorio di Benevento nel luogo detto lo Pisciariello o alla Palata, confinante con beni di Geronimo Carlo Berio, beni dello stesso Lucio de Morra, beni di Giovanni de Iosia e via pubblica.

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Date: 1553, novembre 7
AbstractLucio Morra acquista dall'università di Ceppaloni, nelle persone del sindaco Giacomo Margiotta e degli eletti Tommaso Rossi, Fabrizio Paglola, mastro Graziano Maselle e altri, tre terreni in territorio di Ceppaloni: uno in località detta all'Alivella della capacità in semina di più o meno dieci tomoli alla misura napoletana, arbustato di viti di greco e rubello, confinante con via pubblica, beni di Giacomo Mignone e beni di Giacomo Marino; uno in località le Vignole della capacità in semina di sei tomoli, confinante con vie pubbliche, via vicinale e beni di Marco Farese; ed uno in località Sant'Angelo della capacità di un tomolo e mezzo con case di fabbrica, confinante con via pubblica.

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Date: 1557, gennaio
AbstractStrumento dotale per un valore di ducati centocinquanta, con elenco dei beni corredali.

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Date: 1559, settembre 4
AbstractIl Capitolo della cattedrale di Benevento, avendo concesso il 18 maggio 1543 a Santo de Iasio Martino un terreno incolto e sterpario, sito in territorio beneventano dove si dice Chiancella o Le Bolle, della capacità in semina di tomoli sei, con un palmento diruto, per un valore complessivo di tarì quattro e mezzo, e avendo constatato i miglioramenti apportati con la piantagione di viti ed altri alberi fruttiferi ed il restauro del palmento, concede lo stesso bene stabile al medesimo Santo de Iasio Martino in enfiteusi perpetua con facoltà di affrancazione.

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Date: 1560, marzo 11
AbstractDomenico Perotta affranca dalla chiesa collegiata di S. Bartolomeo in Benevento, nelle persone dei canonici Marco Parisio priore, Andreano Francione decano, Giacomo de Morello primicerio, Tommaso de Anechia, Scipione Zanillo, Antonio Iencarella e Luca Sarracino, un cellario di un membro terraneo con arco intermedio - sito in Benevento in parrocchia SS. Simone e Giuda, confinante con beni del monastero di S. Sofia, via pubblica, beni dell'Annunziata che tiene Giacomo Perotta, beni di Ferrante Planchetelle - concesso in enfiteusi a ventinove anni al suo defunto padre Marco Perotta per l'annuo canone di carlini cinque e mezzo con potestà di affrancare e dare in permuta un bene del valore di annui carlini sei; l'affrancazione avviene infatti assoggettando ad un canone annuo di carlini sei un altro cellario lambiato di un solo membro sito nella stessa parrocchia e confinante con beni di Geronimo Perotta e via pubblica.

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Date: 1560, agosto 23
AbstractGiulio de lo Balzo vende a Giovanni Vincenzo Scondito di Napoli, con patto di retrovendita entro dieci anni, la terra o castro di Mirabello in contado di Molise.

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Date: 1564, ottobre 3
AbstractTommaso Geremia V.I.P. di Benevento, alla presenza e con il beneplacito di don Marcellino da Cremona nella qualità di abate del monastero e chiesa di S. Modesto in Benevento, vende all'altro cittadino beneventano Camillo de Morra il possesso su un territorio con circa cento piedi d'olivo e altri alberi fruttiferi e infruttiferi, sito in Benevento nel luogo detto Le Guardie, confinato con beni dello stesso Camillo de Morra, cupa vicinale, via pubblica e beni di Bartolomeo Torzelli, che egli tiene in enfiteusi a ventinove anni da detto monastero.

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Date: 1565, settembre 18
AbstractLucio De Morra affranca un casaleno sito in Benevento, nella parrocchia di S. Simeone, che tiene per una pensione di annui tarì sei e mezzo in enfiteusi con facoltà di permutare con altro bene stabile del valore di sette tarì dal Capitolo beneventano, rappresentato nell'atto dagli abati Gabriele Sorice primicerio minore, Nicola Giovanni Vipera tesoriere, Salvatore Calenda bibliotecario, Geronimo Porrazio, Baldassare de Dagomario, Gabriele de Carissimo, Giovanni Tommaso Angeriano, Bartolomeo Calenda, Antonio Vespasiano, Pietro Paolo Fiorillo, Giovanni Vincenzo Capobianco, Bartolomeo Camerario, Giovanni Giacomo Marotta, Scipione Margiacca, Marino de Alferio, Bartolomeo Gaglione, Marino de Pacco, Bartolomeo de lo Riczio, Nicola Antonio Boscarella, Geronimo Constabile e Bartolomeo de Simone; i beni ceduti in permuta sono un cortile scoperto con due alberi di gelso e altri alberi fruttiferi, una grotta sotterranea e un piccolo cellario siti in Benevento nella parrocchia di S. Maria de Scalellis e confinanti con beni di Orazio Romano, beni di Marino de Cipriano di Pietrelcina, strettola, beni di Porzio Romano e via vicinale.

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Date: 1567, settembre 12
AbstractLa Camera apostolica di Benevento dà a titolo di permuta a Bartolomeo d'Enea di Nicola Monaco due grotte piene di terra poste in Benevento, nella parrocchia di S. Giovanni de Comaria.

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Date: 1576, novembre 20
AbstractAntonio Gentilutis de Fabriano, canonico diocesano della cattedrale di Benevento, procuratore generale del cardinale Giacomo Savelli e della Mensa arcivescovile, dà a censo a Nicola Colle per l'annuo canone di tomoli diciotto di grano romano un territorio di cinquanta tomoli, sito presso Benevento in loocalità detta Li Porrazzi o Prato Pollettino, confinante con beni della stessa Mensa che tengono Giovanni Antonio e Lorenzo Capobianco, beni di Nicola Russo e via pubblica.

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Date: 1578, dicembre 23
AbstractSebastiano de Bello di San Pietro Indelicato vende a Gregorio de Donno dello stesso paese un territorio di moggia tre, più o meno, sito in San Pietro Indelicato dove si dice Le Pezze Maispire.

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Date: 1581, dicembre 18
AbstractGiovanni Matteo Copeta vende a Cola di Petruccio de Colle, che interviene anche in nome del fratello Ettore de Colle, un pezzo di terra di tomoli ventotto alla misura beneventana, sito in territorio beneventano nel luogo detto la Chiusa di Porrazzo, confinante con beni di Bartolomeo Controvieri, beni di Giovanni Antonio Capobianco, via vicinale e beni di Pietro Mascambroni, per il prezzo di ducati duecentocinquantanove, di cui centonove Cola consegna in contanti a Giovanni Matteo, mentre i restanti centocinquanta andranno a Giovann'Angelo Abbasio per affrancare una vigna che lo stesso Giovanni Matteo tiene in territorio beneventano dove si dice allo Perrillo.

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Date: 1585, dicembre 18
AbstractIl notaio Giulio Cocchilia, custode e conservatore della scheda e delle scritture del notaio Scipione Abbamondo, per decreto emesso dalla curia temporale della città di Benevento su richiesta di Francesca de Limata, vedova di Petruccio de Colle, redige in forma pubblica il testamento dettato il 29 agosto 1570 da Petruccio de Colle al notaio Scipione Abbamundi e da questi non pubblicato per essere egli stesso defunto, col quale testamento il detto Petruccio lascia suoi eredi universali i figli Nicola, Giacomo ed Ettore e il figlio nascituro se maschio e istituisce un maritaggio per le figlie femmine, compresa la nascitura se femmina.

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Date: 1593, aprile 10
AbstractIl notaio Girolamo Verro, nella qualità di custode e conservatore della scheda e delle scritture del defunto notaio Giovanni Battista Verro, su richiesta di Ettore de Colle del fu Petruccio e su conseguente disposizione della curia temporale della città di Benevento, redige in forma pubblica due strumenti del 2 gennaio e del 14 marzo 1592 che il notaio Giovanni Battista Verro non ha potuto trasporre in forma pubblica per l'intervenuta sua morte e con i quali lo stesso Ettore de Colle acquista due orticelli in parrocchia di S. Secondino, oggi S. Donato: il primo, redditizio al collegio di S. Spirito, da Giovanni Mando e da sua moglie Capuana Ricciuta e il secondo da Domenico alias Micco Sacco.

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