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Charter: edizione digitale dei documenti dell'abbazia di S. Maria della Grotta di Vitulano (BN). 1200-1250 71
Signature: 71
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1219 dicembre
Roberto di Adenolfo, sua madre Maria e sua moglie Adelizia vendono alla chiesa di S. Paolo, in persona di Giovanni priore del monastero di S. Maria della Grotta da cui la chiesa dipende, metà di una vigna in località Paternum per il prezzo di mezza oncia d’oro.
Source Regest: Paola Massa
 

Originale
Current repository
Italia, Napoli, BSNSP, 3 AA II68

Material: Pergamena rigata a secco. Inchiostro di colore marrone, sbavato in più punti per l’umidità, uguale per il testo e le sottoscrizioni: di mano del notaio quella del giudice Giovanni, interamente autografa quella del giudice Rao (cfr. BSNSP, 3 AA II74 e 3 AA II75).
Dimensions: mm 230 x 275
Condition: La membrana è in discrete condizioni di conservazione, con alcune piccole rosicature nei margini.
  • rubrum
    • A recto, segnatura numerica: 90. A tergo, centrata nella metà inferiore del foglio, la nota: Media vinea nostra ubi Paternu dicitur; altre annotazioni e segnature tarde.
Graphics: 
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(signum crucis) In nomine Domini. Anno millesimo ducentesimo nonodecimo ab incarnatione domini nostri Iesu Christi, regnante domino nostro Frederico Dei gratia invictissimo Romanorum inperatore semper augusto et ||
serenissimo rege Sicilie
, mense decembris, octave indictionis
. Nos Robbertus Atenulfi et Maria mater eius et Adeliza uxor eius, et nobis nominatis mulieribus iusta legem consenti||
ente dicto Robberto mundoaldo nostro, bona nostra voluntate, ante Iohannem iudicem, donnum Pelogrinum, Raonem Maynardi et alios homines, in quorum presentia nos nominate mu||
lieres profexe sumus nullam in hoc facto pati violentiam, titulo venditionis per fustem dedimus et tradidimus tibi dompno Iohanni venerabili priori Sancte Marie de Clipta recipien||
ti ad partem ecclesie Sancti Pauli totam et integram medietatem unius vinee nostre que est in loco ubi Paternum dicitur
et que est iusta vineam Sancti Pauli cum suis certis et propriis ||
finibus. Et pro hac nostra venditione legibus eidem ecclesie confimanda recepimus a te dompno Iohanne venerabili priore dimidiam untiam auri. Ea ratione, ut ||
amodo et semper dicta ecclesia Sancti Pauli ipsam nostram venditionem firmiter et securiter habeat et possideat et quod voluerit inde faciat, sine nostra et nostrorum heredum ||
contrarietate et molestatione atque per nostram et nostrorum heredum defensionem ab omni persona et parte secundum legem et agere valeat. Inde cum suis causato||
ribus et finem ponere et si quomodo illa ad legem amissa fuerit aliud tantum et tale et cum tali hedificio et melioratione quale ibi paruerit eidem ecclesie resti||
tuere obligavimus ut in iure continetur. Quod si taliter, ut dicitur est, illud predicte ecclesie non adimpleverimus aut si hoc removere seu retor||
nare quesierimus, penam nos et nostros heredes eidem ecclesie duplum supradictum pretium componere obligavimus atque inviti illam ipsi ecclesie defenda||
mus, venditione firma et inmutabili permanente per guadiam quam de his omnibus attendendis et observandis tibi supradicto dompno Iohanni vene||
rabili priori pro parte ecclesie Sancti Pauli recipienti dedimus et nos ipsos fideiussores. Hanc cartam scripsi ego Landulfus notarius iussione et recor||
datione supradicti Iohannis iudicis. (signum notarii)

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(signum crucis) Signum crucis proprie manus supradicti Iohannis iudicis.

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(signum crucis) Ego Rao iudex. (signum iudicis)

Source Fulltext: Edizione e codifica a cura di Paola Massa.
abstracts
  • Elenco, ASPN, 14 (1889), p. 148, n. 120.

Comment

Sulla complicata tradizione dei documenti di Montecorvino, si rinvia ad uno studio piu approfondito, attualmente in preparazione da chi scrive.
La datatio riporta al dicembre 1219, con cui concorda l’indizione calcolata secondo lo stile bizantino, di uso comune per i notai beneventani. Tale datazione sembrerebbe in disaccordo con l’intitolazione del documento a Federico invictissimus Romanorum inperator, il quale sarà incoronato a Roma soltanto il 22 novembre 1220. Ritenendo improbabile l’errore del notaio, si suggerisce qui una lettura legata alla concezione medievale della sovranità. Il 24 giugno 1219 a Goslar, a poco più di un anno dalla morte di Ottone IV di Brunswick e in periodo di sede vacante, il fratello dell’imperatore defunto consegnò a Federico le insegne imperiali. Come affermato da Jürgen Petersohn, era il possesso delle insegne a conferire alla sovranità una legittimazione particolare, trasmettendo “al loro detentore un diritto globale sull’Impero”, a simboleggiare “la piena titolarità della dignità regale tedesco-romana”. Non a caso, era stato proprio Ottone ad incaricare il fratello, il giorno prima della sua morte, di recapitare le insegne a colui che i principi tedeschi avrebbero riconosciuto come loro sovrano. Nel 1219 era evidente per chiunque che Federico, re di Sicilia dal 1198, eletto tre volte re dei Romani e re di Germania (a Norimberga nel 1211, a Francoforte nel 1212 e a Magonza nel 1212) e infine incoronato nella Cappella Palatina di Aquisgrana il 25 luglio 1215 dall’arcivescovo di Colonia, era il legittimo pretendente alla dignità imperiale, “fondata su una sovranità regale già assicurata in Germania” (per queste e altre notizie, cfr. Petersohn, Incoronazioni, s.v.). La notizia della consegna delle insegne e il consenso dei principi tedeschi all’elezione di Federico non deve aver impiegato molto a giungere a Palermo e nei territori dell’Italia meridionale, entrando così nella formula di datazione dei documenti provenienti dall’antico archivio di S. Maria della Grotta già nel dicembre 1219. L’ipotesi è confortata anche dall’esame di altri due documenti rogati a gennaio 1220, in cui compare la formula Anno incarnationis eius millesimo ducentesimo nonodecimo ... regnante domino nostro Frederico Dei gratia electo Romanorum inperatore et rege Sicilie, ducatus Apulee principatus Capue (BSNSP, 3 AA II64, 3 AA II65): Federico è l’imperatore “eletto”, da tutti ormai riconosciuto tale ben prima della cerimonia di incoronazione ufficiale ad opera di Onorio III. Si data pertanto con certezza il documento al dicembre 1219.
Roberto di Adenolfo è citato come confinante in un documento del 26 ottobre 1221 con il quale il vescovo Rao di Montecorvino vende a Gentile, priore del monastero di S. Maria del Gualdo, il casale Sancti Laurenti de Rivo Mortuo (cfr. Martin, Le cartulaire, p. 449, n. 259), nonché in tre documenti del maggio 1223 (BSNSP, 3 AA II75, 3 AA II76, 3 AA II77) e in una vendita del 1238 (BSNSP, 3 AA III12), in questa edizione.
La località Paternum nei pressi di Montecorvino è citata in un documento di vendita dell’aprile 1180, cfr. Ambrosio, Le pergamene, pp. 53-54 n. 52. Sulla localizzazione della chiesa di S. Paolo, cfr. Casiglio, Osservazioni topografiche, p. 152.


Languagelat.
Places
  • Paternum, locus
  • S. Maria de Clipta, /v./ S. Maria de Grupta
  • S. Paulus, eccl. Montis Corvini
Persons
  • Adeliza
  • Atenulfus, /v./ Robbertus Atenulfi
  • Fredericus, imperator et rex Sicilie
  • Iohannes, iud.
  • Iohannes, prior S. Mariae de Grupta
  • Landulfus, not.
  • Maria
  • Maynardus, /v./ Rao Maynardi
  • Pelogrinus
  • Rao Maynardi
  • Rao, iud.
  • Robbertus Atenulfi, fil. Mariae
Keywords
  • General: 
    • Cartacartam
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