Il fondo documentario denominato Carte Vallicelliane, di cui qui si offre una riproduzione parziale, è costituito da una miscellanea composta di materiali eterogenei: frammenti di manoscritti, epistole e documenti (in senso diplomatistico) interi e mutili, o lacerti di essi . L'impresa di digitalizzazione, coerentemente con i principi di Monasterium.net, si è limitata ai documenti diplomatisticamente intesi strictu sensu, per un totale di 79 unità. Le datazioni estreme sono comprese tra il 1047 e il 1859, e si distribuiscono per secolo in questo modo: nessun documento si è rivelato risalente al secolo XIII, mentre un solo documento è emerso, rispettivamente per i secoli XI, XII e XIV. Con i secoli successivi le cifre crescono: 12 pergamene risalgono al '400, ben 43 al '500, per poi calare nuovamente: 15 documenti per il secolo XVII, due per il XVIII, 4 per il XIX.
Questo fondo non è stato costituito secondo una coerenza storica di formazione, e i documenti qui presentati non sono riconducibili ad un unico soggetto produttore, ma sono frutto invece di donazioni, lasciti, acquisti, le cui circostanze spesso risultano piuttosto oscure. Proprio in base alla provenienza è possibile individuare alcuni gruppi: le prime cinque pergamene (segnature I, 1-I, 5) vennero acquistate nel 1947 da certa Livia Garofolini (su cui nulla è stato possibile sapere , almeno per ora), sotto la direzione di Sergio Mottironi, e sono, tutte tranne una, instrumenta notarili di ambiente vicentino, risalenti ai sec. XVI-XVII. La più recente del gruppo, datata al 1695, è invece di origine francese, e presenta la particolarità di essere un modello prestampato con inserti manoscritti (si tratta di una quietanza emanata da un ufficio regio).
Nucleo notevole per consistenza e per coerenza (negli archivi della biblioteca è registrato come "Acquisto Pugliese", 1947-48, eseguito sempre sotto la direzione di Mottironi) è quello costituito dalle segnature II, 1-V, 3, per un totale di 34 documenti, tutti riconducibili all'archivio privato della famiglia napoletana De Regina (anni estremi: 1426-1658), avente signoria e possedimenti nell'odierno Molise.
Sei pergamene (VI, 1-VI, 6) costituiscono il cosiddetto "Fondo Calenzio" (di composizione piuttosto eterogenea), e tra di esse si evidenziano, del massimo interesse, i due più antichi documenti noti diretti all'abate di San Giovanni in Venere, presso Fossacesia, risalenti al 1047 e al 1195: i più antichi dell'intera miscellanea.
Molti poi dei pezzi qui riprodotti risultano essere pergamene di riuso, estratte da legature analizzate nel corso del restauro di manoscritti o libri a stampa antichi appartenenti alla Biblioteca Vallicelliana ( e si tratta di frutti di restauro eseguiti fino a tutto l’anno 2015 compreso): ben 31 pergamene, spesso perfettamente leggibili che, una volta separate dalla legatura a cui appartenevano, sono entrate a far parte del patrimonio della Biblioteca come entità distinte, dotate di proprio numero d'inventario e meritevoli di descrizione autonoma.
Una di esse, la Carta Vall. IX,7 particolarmente significativa perché ottimo esempio di documento emerso da un restauro di manoscritto, il codice vallicelliano K 11, precisamente dalla coperta di esso, è la Bolla relativa al Synodus Basiliensis del 1439, giugno 25, dotata di sigillo plumbeo, importante ed originale bolla pontificia relativa alla deposizione formale del papa Eugenio IV accusato di eresia, e notevole per il particolare valore storico, forse una redazione originale della deposizione del Papa.
Maggiori dettagli e i regesti delle pergamene si evinceranno dall’edizione a stampa in corso di redazione a cura di Valentina D’Urso e Angelo Restaino, che si spera vedra luce a breve, successivamente alla pubblicazione dell’ Archivio digitale. Inoltre, dato il pregio della possibilità di aggiornamento che Monasterium offre, si può anche preannunciare che in seguito alla edizione a stampa, i regesta poteranno essere inseriti nel portale e resi fruibili come le riproduzioni delle immagini.
Siamo particolarmente lieti di pubblicare questo "archivio digitale" per vari motivi, primo fra tutti quello di offrire agli studiosi materiale altrimenti difficilmente conoscibile: come si può facilmente constatare da quanto già detto, i modi della formazione di raccolte pergamenacee simili a questa eludono infatti in buona parte la logica archivistica, storicamente motivata e fondata su una struttura di tipo sedimentativo-istituzionale, e archivisticamente ed euristicamente prevedibile per il ricercatore. Mentre le pergamene "d'archivio" trovano espresso nell'archivio stesso il più delle volte, il proprio contesto di produzione e fruizione e la propria storia, in questo caso ciò invece non avviene. Le raccolte di pergamene come questa si possono considerare in ultima analisi membra disiecta di complessi documentari di entità maggiore, smembrati, dispersi e in alcuni casi scomparsi, e che rischiano di non venire forse mai neanche cercati, perché nessuna logica di tipo storico o archivistico vi condurrebbe l'eventuale ricercatore. Per questo motivo ci auguriamo e auspichiamo che altre biblioteche di conservazione, che annoverino nei propri fondi speciali raccolte pergamenacee, vogliano seguire il nostro esempio. Siamo infine particolarmente orgogliosi di essere i primi a Roma, e nel Lazio, ad aver aderito all'impresa di Monasterium.net.
I curatori, Valentina D'Urso e Angelo Restaino, desiderano ringraziare la professoressa Antonella Ambrosio e la dott.ssa Maria Rosaria Falcone dell'Università di Napoli Federico II per la disponibilità e l'assistenza costante in tutte le fasi della lavorazione. L’archivio digitale della Biblioteca Vallicelliana in Monasterium.net è stato realizzato, infatti, nell’ambito delle attività del progetto ENArC – European Network on Archival Cooperation (1-11-2010/30-04-2015), attivato con il supporto del programma Cultura 2007 – 2013 dell’Unione Europea, in cui è coinvolto il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli studi di Napoli Federico II. Le attività del progetto sono state coordinate dalla prof.ssa Antonella Ambrosio.
Un grazie particolare va a Gugliemo Bartoletti, già direttore della Biblioteca Vallicelliana, a Paolo Buonora, direttore dell'Archivio di Stato di Roma e a Roberto Leggio, responsabile del servizio di fotoriproduzione del medesimo archivio: senza di loro la digitalizzazione non sarebbe giunta in porto.