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Charter: Illuminierte Urkunden - Lombardei-it 1459-01-15_Brescia
Signature: 1459-01-15_Brescia
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1459-01-15 (dopo), Roma, presso San Pietro (copia: Brescia?)

Copia non autenticata di due atti papali per la fondazione dell’Ospedale di Brescia:

1446 novembre 10, Roma (Rome apud sanctum Petrum):
Eugenio IV non solo ha concesso ai laici della confraternita dell’ospedale o del consorzio di Santo Spirito di Brescia la facoltà di fondare e di costruire un ospedale sotto la denominazione di Santo Spirito e di San Luca della Misericordia nella città di Brescia, ma stabilisce che
[1] il detto ospedale, una volta fondato e costruito, in perpetuo nei tempi futuri sia retto e governato da una persona o da persone ecclesiastiche o secolari, che siano da elette e che siano rimosse secondo la volontà di uno o più tra i laici della confraternita o del consorzio,
[2] lo stesso ospedale e il suo rettore o rettori per la durata del loro incarico siano esentati dal pagamento della quarta o della decima o di un’altra porzione, per un tempo di dieci anni da calcolarsi dalla data di emissione della presente lettera, e che non possano essere costretti a farlo dal vescovo di Brescia in carica, dai rettori delle chiese parrocchiali o da chiunque altro,
[3] i rettori e i governatori nonché i domestici e gli altri inservienti del detto ospedale dei poveri e degli infermi degenti in esso, che siano deceduti senza premio nella gestione e nei servizi di questo genere, abbiano l’assoluzione plenaria di tutti i peccati dei quali si siano confessati in punto di morte con cuore contrito ed espressamente a chiunque sia giunta questa concessione, ogni venerdì digiuni o, in presenza di legittimo impedimento, digiuni in un altro giorno o compia un’opera di pietà stabilita dal suo confessore.

Beatrice Alai, Andreas Zajic


1459 (nuovo stile) gennaio 15, Roma (Rome apud sanctum Petrum):
Il papa Pio II, informato dai cittadini di Brescia che l’ospedale non ha risorse sufficienti, a causa delle frequenti guerre e di altri eventi negativi, soprattutto per accogliere e nutrire gli infanti esposti, concede la remissione plenaria dei peccati a che a proprie spese allatti o faccia allattare un infante esposto, maschio o femmina, o a proprie spese lo faccia istruire in un mestiere, o faccia sposare una femmina, o corrisponda all’ospedale l’importo che serve per allattare e allevare un infante esposto.

Beatrice Alai, Andreas Zajic

Arenga (Eugenio IV):
Licet ex debito summi pontificatus officii nobis desuper iniuncti circa piorum locorum profectus nos deceat intentos existere, hospitalium tamen et ad illa confluentium ac in eis degencium pro tempore pauperum personarum omnium commodo et utilitati tanto nos pocioribus studiis insistere convenit, quanto ipsorum pauperum miserabili condicione pensata etiam ad suarum ac eis pro tempore servientium animarum salute id conspicimus in domino salubriter expedire.

Arenga (Pio II):
Pastoris eterni, qui, ut humanum redimeret genus, in ara crucis immolari non abnuit, vices licet immeriti gerentes in terris ad id nostri vota cordis desideranter exponimus, ut, quos ipse preciosissimi sanguinis sui aspersione deo patri reconciliare curavit, nos, qui eorundem fidelium regimen gubernationemque commisit, eos ad salubria quibus de terrenis immarcessibiles thesaurus recondere necnon celestis proprie possessors effici possint in alendis videlicet infantibus expositis ac languidis et alia pietatis opera frequenter excitemus.

Andreas Zajic  

Pergameno originale con copie di due atti ponitifici
Current repository
Brescia, Archivio di Stato, Fondo Ospedale magno


Material: Pergameno. Contorno irregolare con profilo ‘a vulcano’ alla parte superiore.


    Graphics: 







      x
      • Materielle Beschreibung: 
        Pergamena documentaria decorata da due iniziali figurate e da due illustrazioni nei margini superiore e inferiore.
        I due atti papali iniziano ciascuno con un’iniziale, rispettivamente una E (Eugenius) e una P (Pius), la prima di sette righe di altezza, la seconda di otto, dal corpo della lettera blu su fondo azzurro (la prima) e rosso (la seconda) in campo oro (quasi del tutto caduto nel primo caso, molto rovinato nel secondo). Un tralcio vegetale fuoriesce dalle aste delle lettere invadendo il margine sinistro e superiore del foglio.
        All’interno della E è raffigurato papa Eugenio IV benedicente, mentre nella P Pio II.

        La scena istoriata nella parte apicale del documento, a penna e acquerello, rappresenta papa Pio II in gesto benedicente, seduto su un trono davanti all’abside di una chiesa; indossa il triregno e un manto azzurro e oro: sebbene il colore sia ormai perduto, si intuisce la somiglianza stretta con le vesti del pontefice nella P, tanto che si può ritenere che si tratti dello stesso papa Pio II. È attorniato da dodici cardinali, seduti a sei per parte entro un coro ligneo.
        A destra della composizione vi è un gruppo di persone inginocchiate, con le mani giunte in preghiera: essi sono vestiti secondo la foggia rinascimentale e si riconoscono una donna – in prima fila, con una veste verde e la capigliatura raccolta sopra l’alta fronte – e un neonato in fasce, dall’anatomia erculea, tanto da risultare grande come gli altri personaggi. Questi ultimi si possono identificare verosimilmente con i beneficiari della concessione papale per la costruzione dell’ospedale di Brescia accordata da Pio II (secondo indicazione di Andreas Zajic).
        A destra della composizione vi è un gruppo di persone inginocchiate, con le mani giunte in preghiera: essi sono vestiti secondo la foggia rinascimentale e si riconoscono una donna – in prima fila, con una veste verde e la capigliatura raccolta sopra l’alta fronte – e un neonato in fasce, dall’anatomia erculea, tanto da risultare grande come gli altri personaggi. Questi ultimi si possono identificare verosimilmente con i beneficiari della concessione papale per la costruzione dell’ospedale di Brescia accordata da Pio II (secondo indicazione di Andreas Zajic).
      • Sotto al testo, nel bas-de-page campeggia una seconda, imponente raffigurazione sempre in penna e acquerello, articolata in tre scene diverse: quella a sinistra evoca un cantiere nel quale si affaccendano cinque costruttori intenti a scavare (figura in primo piano con la veste rossa), a trasportare travi di legno su una scala (figura che si arrampica, con la veste verde), a posare mattoni per costruire un muro in equilibrio su un’impalcatura (altri tre operai con veste blu, verde e rossa). L’edificio in fieri, rappresentato di tre quarti in modo da lasciar vedere parte dell’ingresso oltre che il lato destro, potrebbe essere una cappella per l’ospedale raffigurato lì a fianco, vista la presenza di un rosone sulla facciata a capanna e starebbe a simboleggiare la Curia bresciana, coinvolta nella costruzione del nosocomio. Ai quattro angoli del tetto sventolano altrettanti vessilli poco leggibili, decorati con una croce.
        Davanti alla porta della struttura stanno due donne: una regge nel grembiule tanti piccoli pani mentre davanti a lei si raduna una piccola folla di donne, una con un secchio in mano.
        La parte centrale della vignetta mostra l’interno di un ospedale, raffigurato a mo’di una stanza retta da due sottili colonnine e dal tetto a travi lignee. Nella parte alta tre ammalati giacciono in letti di legno dalla testata intagliata; un medico dal berretto e le calze rosse si prende cura della gamba ferita del paziente a sinistra, servendosi di una cassa di unguenti collocata ai piedi del giaciglio.
        Al di sotto, in primo piano, due uomini (medici?) in piedi danno le spalle ai malati e sembrano in procinto di lasciare il nosocomio; a fianco, girata verso sinistra, una figura di difficile leggibilità (forse una donna a giudicare dal copricapo) si avvia zoppicando sulle stampelle di legno verso un gruppo di donne, alcune in piedi altre sedute, con in braccio un neonato ciascuna, intente a cullarli o ad allattarli: si tratta perciò dell’opera misericordiosa verso gli orfani affamati e trascurati.
        L’ultima, esigua porzione della scena è occupata da un edificio in mattoni con una finestra: dalla grata fanno capolino alcuni uomini che tendono i boccali ad un robusto personaggio all’esterno, che tiene in mano una brocca e una gerla ai suoi piedi.
      • Stil und Einordnung: 

        Iconografia
        Secondo Philine Helas (2016, p. 293) potrebbe essere una rappresentazione dell’opera di misericordia del dar da mangiare ai carcerati.
        Sempre secondo la medesima studiosa 'la pergamena da un lato ha un’iconografia assai singolare, dall’altro reimpiega alcune formule tradizionali’ (Helas 2013, p. 84), che sono state oggetto di un suo recente contributo (Helas 2016): ad esempio la scena con i malati allettati e il medico che cura la gamba a uno di loro si trova già nelle miniature del Canon Medicinae di Avicenna (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ms. Gaddi 24, fol. 247v, circa 1455-64), mentre la rappresentazione dei bambini (verosimilmente orfani) che vengono allattati e educati venne affrescata da Domenico di Bartolo nel Pellegrinaio dell’Ospedale senese di Santa Maria della Scala (1441-42: link), tanto che la Helas ipotizza una conoscenza del ciclo senese da parte dell’illustratore del documento bresciano.
      • Descrizione stilistica
        Per quanto riguarda l’analisi formale, la pergamena si presenta di difficile collocazione: la qualità non elevata delle figurazioni ed il problematico stato conservativo non aiutano a precisare l’origine del miniatore. La mancanza di mezzi prospettici, le anatomie e le fisionomie grossolane, la stesura compendiaria del colore e i dettagli architettonici poco definiti non ostacolano però la riuscita narrativa delle vignette, la loro efficacia comunicativa e l’immediatezza del racconto. Tali considerazioni, unite alla poca dimestichezza del copista con la scrittura – egli realizza infatti in modo assai maldestro l’iniziale E di Eugenius –, lasciano cautamente ipotizzare che colui che vergò il testo sia anche autore della decorazione, per cui dovette ispirarsi ad un modello più autorevole sia per le lettere figurate sia per le scene ospedaliere, come suggerito dalla Helas.

      • Tipologia del documento

        Per quanto riguarda il formato, il documento sfrutta l’intera estensione della pelle dell’animale, ad inclusione della zona del collo che dona il caratteristica profilo ‘a vulcano’ alla parte superiore della pergamena. Vi sono diversi esempi di scritture su fogli della stessa tipologia, ad esempio uno spoletino (post 1343), uno pisano del 1380 e persino un atto validato da Amedeo VI di Savoia del 1382. In particolare il documento pisano – l’atto di fondazione della Pia casa della Misericordia – è citato nelle fonti col nome di ‘Vacchetta’.
      • Questo non è un semplice foglio che reca solo un testo, ma è corredato anche da un ricco programma decorativo, che mira a coinvolgere il pubblico e in qualche modo a rendere più convincente ed eloquente il contenuto. Tuttavia è opportuno tenere presente che questo documento, come tanti altri, non ha validità legale: esso però riprende la forma e l’aspetto di un atto originale, validato dalla cancelleria papale e di conseguenza rappresentazione materiale di un diritto. Questo stratagemma di copiare una bolla o una concessione o qualsiasi altro tipo di documento serviva in qualche modo a riproporne il valore legale agli occhi del lettore: ecco perché, ogni volta che si incontra una pergamena – o una tavola, talvolta – simile, bisogna capire se ad essa corrisponde davvero un privilegio.
        Ce ne sono vari esempi (sotto forma di pergamena): è il caso di un documento che concede di innalzare un ponte a Coblenza, decorato con motivi calligrafici del 16 luglio 1343, di cui esiste ancora l’originale papale (vedi qui Link); ancora, vi è una pagina riccamente figurata del 1454 che contiene un'indulgenza per Saint-Flour. In questo caso, come nel caso del documento per Brescia, la porzione delle immagini è superiore a quella del testo; di nuovo, i pezzi sopra citati di Spoleto e Pisa, mentre restano ancora da sciogliere alcuni nodi problematici circa una pergamena per Santa Maria del Popolo a Roma (Link).
        Per quanto riguarda le tavole, si possono ricordare quella con una concessione per Halberstadt (circa 1300), che è realizzata in ottone, e le tavole di Marienstatt (1324) con pergamena sul legno.
      • Sono rari i documenti come questo che, oltre al testo, possiedono un programma iconografico così nutrito da superare addirittura la percentuale del testo. Tra i casi simili vi sono l’atto di fondazione della Confraternita di Saint-Martin de Canigou del 2 aprile 1195 , in cui è raffigurata la liturgia della comunità. Ancora, san Pietro Martire viene dipinto in diversi riquadri narrativi in una pergamena del 5 maggio 1345, miniata probabilmente a Verona in epoca leggermente successiva alla data di scrittura, mentre un ciclo cateriniano si trova su una pergamena del 1402 per una Confraternita di Colonia. Anche in Italia Settentrionale vi sono alcuni esempi, come quello di un’ indulgenza plenaria per Cividale del Friuli del 28 novembre 1345 con la rappresentazione dei Flagellanti, o dell’Arte dei Fabbri sempre di Cividale del 23 ottobre 1346. Per la cultura fiamminga si fedano invece le illustrazioni nei bordi della concessione per l’ospedale di Onze-Lieve-Vrouw-Ter-Potterie a Bruges del 1354: anche in questo caso sono raffigurati alcuni laici e l’ospedale stesso.
        In conclusione, appare allora evidente che la strategia narrativa del documento di Brescia è quasi unica nel suo genere.
      • Beatrice Alai e Martin Roland

      • Per una descrizione in tedesco vedi: https://www.monasterium.net/mom/IlluminierteUrkunden/1459-01-15_Brescia/charter
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      Traduzione in italiano di Beatrice Alai: ||
      Eugenio IV, servo dei servi, a futura memoria ||
      Dato che è proprio dei doveri del pontefice essere attenti ai miglioramenti dei luoghi pii, degli ospedali e di quelli che in essi confluiscono, e delle persone povere in essi degenti secondo le circostanze, per comodità e utilità di tutti, ci conviene dedicarci ai nostri preferiti studi tanto quanto, considerata la miserabile condizione degli stessi poveri, vediamo che ciò giova utilmente alla salvezza delle anime loro nel Signore e di quelle di chi di loro si occupa secondo le circonstanze. ||
      Da qualche tempo a tutti i diletti figli laici della confraternita o dell’associazione dell’ospedale o del consorzio di Santo Spirito di Brescia, abbiamo concesso per mezzo della nostra lettera la facoltà di fondare e di costruire un ospedale sotto la denominazione di Santo Spirito e di San Luca della misericordia nella città di Brescia, in un determinato luogo allora indicato, come nella medesima lettera è descritto più compiutamente. ||
      Noi dunque ||
      affinché i detti laici con maggior impegno e più facilmente rispetto ai loro predecessori, si dedicassero alla costruzione dell’ospedale nonché alla sua conservazione, dopo che fosse stato costruito, e all’accoglienza e alla sussistenza dei poveri e dei miserabili e a tutte le altre pie opere da compiersi ivi, per mezzo nostro e della sede apostolica muniti di grazia, ||
      avendo accolto le suppliche dei diletti figli della comunità e dei cittadini della detta città che ci supplicano umilmente per questo, nonché dei predetti laici, ||
      per l’autorità apostolica nel presente tenore abbiamo stabilito, decretato e ordinato che il detto ospedale, una volta fondato e costruito, in perpetuo nei tempi futuri sia retto e governato da una persona o da persone da eleggersi o da rimuoversi secondo la volontà di uno o più tra i laici della confraternita o del consorzio, persona o persone ecclesiastiche o secolari, ||
      e che lo stesso ospedale e il suo rettore o rettori esimiamo, e interamente e completamente liberiamo lo stesso ospedale e il suo rettore o i suoi rettori per la durata del loro incarico dal pagamento della quarta o della decima o di un’altra porzione da parte dei rettori del medesimo ospedale o governatori o domestici o inservienti, nonché quei poveri che lì per qualche tempo sono stati sostentati, e quei poveri deceduti nel medesimo ospedale a cui è toccato essere sepolti lì, da calcolare nella misura in cui tanto in vita quanto in morte al medesimo ospedale furono erogati o in qualche modo lasciati donativi, e anche riguardo ai funerali, così che per un tempo di dieci anni da calcolarsi dalla data di emissione della presente lettera, di certo nessuno sia minimamente obbligato fare un pagamento di questo genere da parte del vescovo di Brescia in carica, dai rettori delle chiese parrocchiali o da chiunque altro, né possa essere costretto da qualcuno a fare ciò contro la sua volontà ||
      E inoltre concediamo che i rettori e i governatori nonché i domestici e gli altri inservienti del detto ospedale da fondare e dei poveri e degli infermi degenti in esso per un certo tempo, si impegnino con tanto più ardore quanto con maggiori favori e grazie concernenti la salvezza soprattutto delle anime degli stessi abbiano dalla sede apostolica comunitariamente sia tutti sia i singoli rettori e governatori nonché i domestici di entrambi i sessi e i predetti inservienti che senza premio nella gestione e nei servizi di questo genere siano deceduti e quelli che i confessori, che qualunque di loro abbia scelto, di tutti e dei singoli peccati dei quali sia siano confessati in punto di morte con cuore contrito e a voce, l’assoluzione plenaria a loro nella sincerità della fede, in unità con la Santa Romana Chiesa, nonché nell’obbedienza a noi e nella successione dei nostri Romani pontefici subentranti canonicamente ai predecessori; per la detta autorità apostolica valga per la medesima autorità a tenore della presente, così tuttavia colui che gli stessi confessori di quelli che abbiano una pendenza nei confronti di un altro, confessandola essi stessi, a lui se sopravvissuto o ai suoi eredi se per caso fosse morto, ingiunga di risolverla a lui o ai detti eredi che sono tenuti a farla. E affinché inoltre (la qualcosa non accada), i rettori, i domestici, i servi predetti non siano indotti a commettere in seguito atti illeciti, vogliamo che se confidando nell’assoluzione commettano per caso qualcosa di questo genere, la predetta concessione di assoluzione ad essi in nessun modo sia sostenuta. ||
      Non opponendosi le costituzioni e le ordinazioni apostoliche e altre cose contrarie, chiunque, calcolando un anno dal tempo in cui sia giunta la nostra presente concessione, tutti i venerdì, mancando un legittimo impedimento, digiuni e se nei detti giorni, essendo ingiunta la penitenza secondo il precetto della Chiesa, per la regolare osservanza, per voto o per altro le persone siano tenute a digiunare, in un altro giorno di ogni settimana in cui sia permesso digiunare, non siano esentate dal digiunare. E se nel detto anno o in un’altra parte di esso le persone predette fossero legittimamente impedite, l’anno seguente o ugualmente il prima possibile in simile modo compiano un tal genere di digiuno e se per caso per altri motivi non abbiano potuto adempiere in tutto o in parte allo stabilito digiuno, in quel caso il predetto confessore voglia commutare lo stesso digiuno in altre opere di pietà, nel modo che veda siano di vantaggio alla salvezza delle anime delle dette persone, le quali opere siano tenuti a compiere; diversamente la detta concessione di assoluzione, dove non si osservino le cose premesse, non sia di nessuna efficacia né di nessun valore.||
      A nessun uomo perciò sia lecito infrangere questa pagina dei nostri statuto, decreto, ordine, eccezione, liberazione, concessione e volontà, o con atto temerario opporsi. Se qualcuno poi abbia la presunzione di tentare, sappia che incorrerà nell’ira di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo. ||
      Dato a Roma, presso San Pietro, nell’anno dell’incarnazione del Signore 1446, novembre 10, nell’anno sedicesimo del nostro pontificato. ||
      ||
      Pio II si rivolge ai fedeli, di cui come vicario di Cristo ha cura, perché dedicandosi alle opere di carità, tra le quali la cura degli infanti esposti, acquistino beni eterni e incorruttibili. Ha appena appreso dai diletti figli cittadini di Brescia come nella loro città vi sia un importante ospedale, in cui vengono accolti e ricoverati non solo i poveri deboli e malati, ma anche gli infanti esposti, per essere allevati, allattati e alimentati, e in cui si è soliti compiere molte altre opere di pietà. Tuttavia negli ultimi tempi si sono accresciuti costi e spese per questi e per tutti gli altri compiti dell’ospedale e sono diminuiti i proventi a causa delle guerre frequenti e di altri eventi sinistri, per cui i contributi dei fedeli non bastano che a sostenere un minimo delle spese. Perciò il papa, ||
      convinto che se i fedeli, che hanno contribuito alle spese dell’ospedale, sono stati spronati in questo dalla speranza di acquistare grazie spirituali, porteranno contributi e mezzi di sussistenza agli infanti esposti e non solo lo stesso ospedale sarà soccorso nelle spese ma anche la devozione del popolo aumenterà e porterà maggiori frutti nelle opere pie di questo genere nella città suddetta ||
      confidando nella misericordia di Dio e dei beati apostoli Pietro e Paolo e nella sua autorità, ||
      a tutti e ai singoli fedeli di entrambi i sessi che ||
      uno dei predetti infanti esposti nel predetto ospedale, maschio o femmina, abbia accolto presso di sé per allevarlo e nutrirlo ||
      o l’abbia istruito, sia maschio sia femmina, in qualche arte a proprie spese ||
      o abbia maritato una femmina ||
      o qualunque persona che abbia allattato uno dei predetti infanti esposti, maschio o femmina, per un anno e mezzo o a proprie spese nella propria casa o l’abbia fatto allattare fuori, sia che abbia erogato allo stesso ospedale tanto quanto si è soliti spendere per nutrire per un anno e mezzo uno degli stessi infanti ||
      o abbia pagato un importo per allattare e nutrire uno dei detti infanti esposti per un anno e mezzo ||
      concede e accorda che un degno confessore, che qualunque persona che compie le cose predette abbia pensato di scegliere per sé al momento della morte, abbia il potere di concedergli per autorità apostolica l’indulgenza plenaria di tutti i suoi peccati che abbia confessato con cuore contrito e a voce. ||
      Per la medesima autorità apostolica a tenore delle presenti riguardo alla speciale grazia concediamo e accordiamo. ||
      Dato a Roma presso San Pietro, 1458 febbraio 15, anno primo del pontificato
      Bibliography

      Comment

      L'Ospedale Magno nacque dall’unione di varie istituzioni più antiche. Venne fondato da Pietro de Monte, vescovo di Brescia, il 26 marzo 1447 ed è dedicato allo Spirito Santo e a San Luca (Mariella 1963, pp. 110, 221: Brescia, Archivio di Stato, Fondo Ospedale magno, "Bolle di Fondazione").
      Le bolle originali di Eugenio IV e di Pio II sono conservate nel Fondo Ospedale Magno.
      Per quanto riguarda la datazione del documento di Papa Pio II, il 1458 è da intendersi come data ab incarnatione, perciò corrisponde al nostro 1459 (Pio II salì al soglio papale il 3 settembre 1458).
      Per quanto riguarda la datazione del documento di Papa Pio II, il 1458 è da intendersi come data ab incarnatione, perciò corrisponde al nostro 1459 (Pio II salì al soglio papale il 3 settembre 1458).

      Analisi paleografica
      Il tipo di scrittura impiegato per le Intitulationes di entrambi i testi e per la promulgatio del primo atto ha un carattere composito, che mescola la minuscola (littera textualis rotunda) con qualche maiuscola: questo stile ‘misto’, che coniuga la tradizione medievale con i modelli classici rivisitati dagli umanisti, trova numerosi confronti in manoscritti degli anni venti del Quattrocento, che vengono definiti appunto protoumanistici. ad futuram rei memoriamTra la mole di bibliografia sulla capitale protoumanistica cfr.
      – Andreas Zajic, „Humanistische“ Ambitionen in der Schriftgestaltung zur Zeit Kaiser Friedrichs III. – zwei österreichische Beispiele aus handschriftlicher und inschriftlicher Überlieferung, in: Archiv für Diplomatik 59 (2013), pp. 603-636;
      - Walter Koch, Die Frühhumanistische Kapitalis. Eine epigraphische Schrift zwischen Mittelalter und Neuzeit im Umfeld Kaiser Friedrichs III., in: Der Kaiser und sein Grabmal 1517-2017. Neue Forschungen zum Hochgrab Friedrichs III. im Wiener Stephansdom, a cura di Renate Kohn, con la collaborazione di Sonja Dünnebeil e Gertrud Mras, Vienna 2017, pp. 89-118.
      Andreas Zajic
      Places
      • Brescia
        • Italien
          • Type: Region
        • Lombardei
          • Type: Region
        • Roma, presso San Pietro (copia: Brescia?)
          Persons
          • Eugenio IV
            • papa Pio II
              Keywords
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