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FondFondo Notai (1426-1806)
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Date: 1524, gennaio
AbstractAtto del notaio Giacomo Maiorano di Benevento.

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Date: [1524, gennaio 1 - 1524, febbraio 29]
AbstractMatteo Incarando di Napoli vende al conte di [Maddaloni], qui rappresentato da un notaio come da strumento di procura dato in Maddaloni il 21 novembre 1523, una starzia, arbustata e vitata, della capacità di [moggia] ventotto circa, sita in [Pomigliano d'Arco], confinante con beni di Galeazzo de Constancio e beni che lo stesso Matteo tiene a censo enfiteutico dalla chiesa di S. Antonio di detta terra di Pomigliano d'Arco; la starzia è stata acquistata da Matteo con atto del notaio Domenico Antonio Castaldo di Napoli ed egli la retrovende ora per lo stesso prezzo di ducati cinquecentosessanta di carlini d'argento, dei quali il conte si impegna a pagarne cento entro il mese di marzo e i restanti quattrocentosessanta entro il mese di agosto 1524, con la fideiussione di Giacomo, Vincenzo e Antonio Primicerio e di Antonio Spagnolo.

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Date: 1524, agosto 30
AbstractLa chiesa collegiata di S. Bartolomeo di Benevento - nelle persone del priore Giacomo Ferrarisio, del decano Giulio Margiacca, del primicerio Cola de Rugerio e dei canonici Francesco de Novella, Leonardo di Montemiletto, Gaspare Palazzo, Bartolomeo Ferrarisio, Francesco de Clericis e Tommaso Submonte -, sulla base di una perizia effettuata dai canonici Nicola de Rugerio e Francesco de Clericis, concede a Giacomo de Macceo di Benevento in enfiteusi a titolo di permutazione per l'annuo canone di tarì sette di carlini d'argento, da pagarsi nel mese di agosto nella festa di S. Bartolomeo, una parte di un tenimento di terra aratoria, sito in pertinenze di Benevento, nel luogo dove si dice alle Guardie, confinante con beni del monastero di S. Modesto, beni della curia temporale di Benevento e beni del monastero di S. Sofia, e precisamente quella parte della capacità in semina di tomoli nove che confina con beni dello stesso collegio che tiene il suo canonico Agostino Pisano e con beni del monastero di S. Modesto; la facoltà di permutazione potrà essere esercitata nel termine di ventinove anni con altro bene stabile, sito in Benevento e da cui sia esigibile un reddito di tarì sette e mezzo, e, se tale facoltà non sarà esercitata, la concessione verrà rinnovata per altri ventinove anni.

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Date: 1527, agosto 11
AbstractOttaviano Guido del castello di Guardia Sanframondi vende a Girolamo Carlo Cerrone dello stesso castello la metà di una magazzino - che egli possiede in comune e indivisa con Donato Guido - sito in Guardia dove si dice la Porta Francesca, confinante con via pubblica a sud, beni degli eredi di Bernardino Abbate a nord e altri magazzini a est e ovest, redditizio alla curia di Guardia per l'annuo censo di denari tre da consegnare nel giorno di Natale; del prezzo finale di ducati venti e carlini uno di carlini d'argento, Ottaviano trattiene presso di sé carlini sette da corrispondere a titolo di terziaria a Giovanni Diomede Carafa, duca di Maddaloni, utile signore del castello di Guardia Sanframondi, che concede l'assenso alla vendita.

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Date: 1527, dicembre 15
AbstractPietro de la Fonte, protonotario della sede apostolica e vicario generale dell'arcivescovo di Benevento, cardinale Alessandro Farnese, nelle cose spirituali e temporali e nel conferire e confermare i benefici ecclesiastici con e sine cura, conferisce a Francesco Vendegno, presbitero beneventano, il beneficio delle chiese rurali e sine cura di S. Candido in pertinenze di Roccabascerana e di S. Maria Maddalena in pertinenze di Pannarano, resosi vacante dopo la morte di Gaspare Palatio, canonico della collegiata chiesa di S. Bartolomeo in Benevento.

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Date: 1527
AbstractGiovanni de lo Frana di Mirabello, cittadino beneventano, con il consenso della moglie Cassandra de Pastori, assistita dal mundualdo Bartolomeo de Planchetella e da Cristoforo de Menfi, vende per trentasei ducati di carlini d'argento, già ricevuti con atto del notaio Robinio de Robinis, al concittadino Alessandro de Monte di Verona e al di lui fratello un pezzo di terra con molti alberi fruttiferi di noci, pere, pomi, mele e altri frutti, della capacità di tomoli nove circa, con una casa o torre con cisterna, sito in territorio beneventano in luogo detto la Fontana de lo Pesco, confinante con vallone, vigna dello stesso Giovanni, beni di Nicola Angelo Fabrilignario e beni di Giovanni de Cornu.

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Date: 1529
AbstractLa chiesa e ospedale dell'Annunziata di Benevento, nelle persone dei suoi procuratori ed economi, loca a Paolo de Surici della stessa città per ventinove anni a titolo di permutazione una casa con orto contiguo, consistente in due membri terranei e due superiori, sita in Benevento, in parrocchia di S. Angelo a Porta Somma, confinante con beni di detta chiesa di S. Angelo, beni di Sebastiano de Rogerio, mura della città, cortile e via pubblica; il canone, da pagarsi ogni anno nel mese di marzo, è fissato, sulla base di una perizia eseguita da esperti, in tarì cinque alla ragione di carlini due per tarì e lo stesso reddito dovrà garantire il bene stabile da offrire eventualmente in permuta.

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Date: 1530, luglio 11
AbstractGiovanni Battista Pingue di Guardia Sanframondi, erario in detta terra di Giovanni Diomede Carrafa, duca di Maddaloni e utile signore di Guardia Sanframondi - con l'assenso di detto duca espresso con una lettera in cui egli avverte del suo passaggio per Cerreto il 9 luglio del 1930 - vende a Girolamo Cerrone della stessa terra per il prezzo di ducati ventiquattro di carlini d'argento, alla ragione di dieci carlini per ducato, una casa già del fu Giacomo de Barbato Rabuanello e poi devoluta alla curia di Guardia, consistente in due membri dalla terra al cielo, sita in Guardia nel vico dove si dice lo vicinato di San Leonardo, confinante con altra casa dello stesso Girolamo, casa di Angelillo Rabuanello, via pubblica, beni degli eredi del fu Nicola Viglione e beni di Bernardino Cerrone, sulla quale grava un censo di grana cinque da corrispondersi alla stessa curia di Guardia ogni anno nel giorno di Natale.

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Date: 1530, agosto 13
AbstractIl frammento si riferisce ai rapporti tra la Mensa arcivescovile di Benevento, qui rappresentata da Gregorio de Risis di Narni, vicario della curia episcopale, e un gruppo di affittuari di Montesarchio, tra i quali Tommaso Malifa, Giovanni d'Amelia, Bartolomeo d'Apo e Giovanni Vulturano, che corrispondono complessivamente alla Mensa duecento ducati all'anno mediante due distinti pagamenti, di cui uno nella festa del Natale; in particolare l'atto sembra riferirsi alla corresponsione di cinquanta dei duecento ducati in due quote di trentasei e quattordici ducati.

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Date: 1530
AbstractScipione Perrotta, cittadino beneventano …

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Date: 1531
AbstractLuigi Manusanta di San Lorenzo vende per il prezzo di ducati qundici a Frabicio Pengue di Guardia Sanframondi una vigna sita nel luogo dove si dice la Fontanella, confinante con orto di S. Maria, beni degli eredi del fu Tiberio de Pascale e via pubblica, su cui grava un censo di grana due e mezzo da corrispondere ogni anno nella festa di Natale.

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Date: 1533, marzo 8
AbstractAlla presenza di Venanzio di Bergamo, abate del monastero di S. Modesto e di Domenico de Alfonso, priore della collegiata chiesa di S. Bartolomeo, commissari apostolici a ciò deputati, la badessa del monastero di S. Pietro delle monache di Benevento, Camilla de Pistibus, con l'assistenza delle sorelle dello stesso monastero - Pasqua Nicola Andrea, Dianora Bortino, Caterinella de Musto, Controviero, Ausilia de Aquila, Maria de Rubino, Prudentia Conio, Camilla Sanframondo, Giuditta Calvi, Camilla de Guardia, Dianora Manzella, Caterinella de Mascambroni, Lucrezia de Vipera, Filomena de Viro e Margherita Consali - concede, a titolo di permutazione da realizzarsi entro anni nove, a Menzio de Collo di Benevento un pezzo di terra della capacità di tomoli ottantaquattro, valutato dagli esperti del valore di once venti, alla ragione di carlini sessanta per oncia, sito in pertinenze di Benevento nel luogo dove si dice la Fontana di Malconsiglio, confinante con la tenuta di Villa Franca mediante vallone, con beni del monastero di S. Sofia e beni della Mensa arcivescovile di Benevento.

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Date: [1533, settembre 1 - 1533, dicembre 24]
AbstractPasca, vedova del fu Pietro Unieali, con il consenso di Giovanni Antonio de Nunzio di Guardia Sanframondi che agisce anche in nome e per parte di suo fratello Bartolomeo, vende a Giovanni Battista Pingue della stessa terra un orto sito in pertinenze di Guardia, nel luogo dove si dice la Porta Francesca, confinante con beni degli eredi del fu Guglielmo Garofano, altri beni di detto Giovanni Battista acquirente, beni degli eredi di Nicola de Nunzio e via pubblica, redditizio alla curia di detta terra per annuo mezzo tornese, salvo il consenso di Vincenzo Diomede Carrafa, conte di Maddaloni e utile signore di Guardia Sanframondi; del prezzo pattuito di ducati tre di carlini d'argento, alla ragione di carlini dieci per ducato, Giovanni Battista Pingue ne paga carlini tredici alla vedova Pasca, carlini sette a Giovanni Antonio de Nunzio e se ne riserva i rimanenti carlini dieci per corrisponderli al duca di Maddaloni a titolo di terziaria.

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Date: 1534, aprile 6
AbstractAntonio Matteo de Leonardis di Guardia Sanframondi vende a Cesare Pingue della stessa terra, che acquista in nome del padre Fabrizio, un magazzino sito in Guardia Sanframondi nel luogo dove si dice lo Ratello, confinante con beni di De Nardello ad est, altri beni di detto Fabrizio e beni di Pasquale Calderario a nord e via pubblica ad ovest, redditizio alla curia di Guardia per mezzo denaro da pagarsi ogni anno nella festività del Natale; dei dodici ducati convenuti come prezzo, sei vengono versati immediatamente, due sono già stati ricevuti dal de Leonardis e i rimanenti quattro l'acquirente se li riserva per pagare la terziaria dovuta al duca conte di Maddaloni, Diomede Carrafa, il cui consenso alla vendita il de Leonardis si impegna a richiedere.

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Date: 1534, aprile 27
AbstractRita, vedova del fu Biagio Passarello di Guardia Sanframondi, con il consenso di Blundi, suo figlio e mundualdo, vende a Girolamo Cerrone della stessa terra un calcinario con sollevatorio sito in pertinenze di Guardia, nel luogo dove si dice la Porta Francesca, confinante con calcinario di Giovanni Battista Pingue, calcinario di Antonello Zarrelli, acqua dello barvenale e calcenario di Domenico Fuschino, redditizio alla curia di Guardia per il censo di un tornese, con riserva di chiedere l'assenso di Giovanni Vincenzo Diomede Carrafa di Napoli, conte di Maddaloni e utile signore della terra di Guardia Sanframondi; del prezzo pattuito - a seguito di bando emanato a voce alta nei luoghi soliti da Nicola Acillo, baiulo e serviente della curia - in ducati 6 e tarì due di carlini d'argento, alla ragione di carlini dieci per ducato e due per tarì, l'aquirente Girolamo Cerrone se ne riserva ducati due, grana tredici e denari due per corrisponderli al conte di Maddaloni a titolo di terziaria.

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Date: [1534, gennaio 1 - 1534, dicembre 31]
AbstractCesare [Pengue] di Guardia, anche a nome di suo padre Fabrizio, acquista per il prezzo di ducati [venticinque] di carlini d'argento da Giulio Nicola Tessitore della stessa terra un calcinario con sollevatori, sito in detto castello di Guardia Sanframondi nel luogo dove si dice la Porta Francesca, confinante a nord e ad est con beni di Pietro Tessitore e a ovest con beni della curia, redditizio per un canone da corrispondersi ogni anno nel giorno di Natale; dei venticinque ducati, quindici sono versati e, dei restanti dieci, cinque sono trattenuti da Cesare come terziaria da corrispondersi al duca di Maddaloni, utile signore del castello di Guardia, il cui assenso alla vendita Giulio si impegna a richiedere.

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Date: 1535, dicembre 13
AbstractPietro Mayenella e Giovanni Verrillo - cittadini beneventani e confratelli maestri e procuratori o economi della cappella e confraternita sotto il vocabolo di S. Bartolomeo, eretta nella collegiata chiesa di S. Bartolomeo di Benevento, eletti dagli altri fratelli secondo l'antica loro consuetudine erari e deputati per questo anno insieme con il confratello Gabriele Gagliardo, al presente assente - concedono a titolo di permutazione in nome di detta cappella ad Agostino Musto di Benevento una vigna della capacità di tomoli uno, più o meno, sita in pertinenze di detta città di Benevento, nel luogo dove si dice Pino, confinante con beni di Mercuriuo de Porcella, beni di S. Pietro delle monache che tiene il notaio Francesco de Abbamundis, beni della cappella e confraternita di S. Spirito che tiene detto Mercurio de Porcella, beni degli eredi del fu Ipzo Iencarella e via vicinale; gli esperti Girolamo Gisaldo, canonico di detta chiesa di S. Bartolomeo, e Angelo de lo Mastro, confratello della medesima cappella, valutano in tarì tre di carlini d'argento, alla ragione di carlini due per tarì e grana dieci per carlino, il canone da pagarsi per detta vigna e lo stesso canone dovrà poter rendere il bene che Agostino Musto dovrà eventualmente obbligare volendo riscattare la vigna entro il termine di anni quindici.

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Date: [1535, febbraio 9 - 1536, ottobre 27]
AbstractAntonio Attilio, vescovo di Termoli dal 1518 al 1536 e vicario generale della diocesi di Benevento, rende nota ai canonici della cattedrale e delle chiese collegiate, ai rettori delle chiese parrocchiali, ai cappellani curati e non curati, ai notai e ai pubblici tabellioni della città e diocesi di Benevento una lettera apostolica a lui indirizzata dal pontefice Paolo III e data in Roma il 9 febbraio 1535, con la quale gli si comunica che - a quanto riferito da Vincenzo Precorelli, tesoriere della Chiesa beneventana - alcune persone, non meglio note, per sconsideratezza o con malizia detengono abusivamente e occultano un camauro e una mitra decorata con pietre preziose, calici, croci, vasi d'oro e d'argento, libri, scritture pubbliche e private, paramenti ecclesiastici, censi, redditi e proventi, terre, case, pascoli, boschi, cavalli, pecore, buoi e vacche e in generale ogni sorta di bene mobile e immobile di spettanza della tesoreria della Chiesa beneventana e si dispone che il vicario stesso o suoi incaricati nelle chiese e davanti al popolo ammoniscano gli occulti detentori a restituire il dovuto entro un termine perentorio, pena la scomunica.

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Date: 1537, febbraio 9
AbstractGiulio de Sindico e Matteo Balletta, cittadini beneventani, procuratori economi dell'ospedale e chiesa dell'Annunziata di Benevento nominati dal consiglio della città di Benevento, concedono a Bernardino Patolella della stessa città a titolo di permutazione a ventinove anni una casa di tre membri, uno terraneo e due solariati con tetto, sita in Benevento nella parrocchia di S. Benedetto o S. Leucio, confinante con beni dello stesso ospedale e chiesa dell'Annunziata che tiene Sebastiano dello Teti, beni della collegiata chiesa di S. Bartolomeo che tiene Alberico de Pisulo, mura della città e via pubblica; il concessionario si impegna a manutenere, conservare, riparare e, se necessario, riedificare la casa dalle fondamenta con calce e sabbia di buona materia e a corrispondere l'annuo canone di tarì cinque nella festa dell'Annunciazione della beata Maria Vergine nel mese di marzo.

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Date: 1537
AbstractPietro Vincenzo Saulo, governatore dell'abbazia madre di Benevento, procuratore del commendatario o ammnistratore, che ratificherà l'atto entro quattro mesi, loca a Guevara un feudo sito tra Orsara, Greci e Montaguto, di cui vengono determinati e segnalati con termini lapidei i confini; tra i punti di confine la fonte vicino alla chiesa di S. Vito del casale di Crepacore, la fonte di S. Maria de' Greci, la chiesa di S. Giovanni di Montaguto.

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Date: 1538, marzo 17
AbstractNel mese di gennaio del 1562 - in virtù di quanto disposto con provvedimento dato in Castel Nuovo di Napoli il 21 marzo 1549 dal viceré Pietro di Toledo, marchese di Villafranca, circa la possibilità di rendere in forma pubblica uno strumento purché siano ancora viventi almeno due testimoni ovvero un testimone e il giudice ai contratti - il notaio Leonardo Scaramuzza di Guardia Sanframondi, su richiesta di Panunzio e Ippolito Pingue della stessa terra, rispettivamente nipote e figlio ed erede del fu Giovan Battista Pingue, rende in forma pubblica l'atto redatto il 17 marzo 1538 dal notaio Valerio Fallato di Guardia Sanframondi - ora defunto, come anche è defunto il giudice Annibale de Venditto - con il quale atto, ritrovato tra i protocolli di quel notaio ora custoditi dal di lui figlio Elbanio Fallato, Angelo Florio di Guardia Sanframondi, Giacomo de Salvatore, mastro Matteo Manusanta di San Lorenzo e Bartolomeo della Porta di Limata, nella qualità di economi fattori e procuratori della chiesa di S. Maria de Strada cedono a Giovan Battista Pingue una vigna e una vignarella site in territorio di Guardia Sanframondi, la prima nel luogo dove si dice lo Cretazzio - confinante ad ovest e sud con via pubblica, ad est con via vicinale e beni di Bernardino Patrocelli e a nord con beni degli eredi di Nicola Cingaro e Giulio Tessitore e beni degli eredi di Pietro Alfano -, la seconda nel luogo dove si dice le Lenze, confinante a est con beni Pingue, a nord con via pubblica, ad ovest con beni degli eredi di Biagio Passarelli e a sud con beni di Salustio Pingue; in cambio Giovan Battista Pingue cede tre terreni lavoratorii siti il primo in territorio di Solopaca nel luogo dove si dice lo Catagnano - confinante ad est con beni di detta chiesa di S. Maria de Strada, a sud con via pubblica, ad ovest e nord con beni de li marchisi -, il secondo nello stesso territorio nel luogo dove si dice lo Pantanello - confinante con via pubblica a nord, beni di Antonio de Ricardi ad est, sud e nord, beni di Francesco Mastrorainaldo di Frascio a sud e beni di Antonia […] di Solopaca ad ovest - e il terzo in territorio di Limata nel luogo dove si dice le Carponete, confinante con beni di Matteo Salamone a sud, beni degli eredi di Nicola Vulpicelli a nord e beni della cappella di S. Leonardo eretta nella chiesa dell'Annunziata di detta terra di Limata ad ovest.

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Date: 1538, dicembre 30
AbstractFabrizio Fenti Roscio, anche a nome di Tarsia, vedova del fu Bartolomeo Parente e madre e legittima tutrice dei di lui figli, alla presenza di padre Alessandro di Atripalda, priore del monastero di S. Sofia, e dei monaci di detto monastero, cede per ducati dodici a Lorenzo de Simone una casa di più membri sita nella parrocchia di S. Leucio e confinante con beni di Lorenzo Lepore, beni degli eredi del fu Marsilio e via pubblica, che la Mensa sofiana concesse in enfiteusi a due ventinove anni a detto fu Bartolomeo Parente con atto del notaio Virgilio Rossi per l'annuo canone di quattordici tarì e due libre di candele di sego; al monastero vengono corrisposti carlini quindici a titolo di laudemio o quartiria.

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Date: 1538
AbstractCarantonia Perrotta, moglie di Melchiorre Cencaselle, cittadina beneventana, vende per ducati nove di carlini d'argento a Simone Galate una vigna con palmento e molti alberi da frutta, sita e posta in territorio beneventano in luogo detto Pino, confinante con beni dello stesso Simone.

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Date: 1539, febbraio 23
AbstractNardo Grasso di Frasso scambia il suo terreno aratorio, arbustato, olivato, con diversi alberi da frutta, confinante con beni di Oliviero de Donato, via pubblica, beni di Oliviero de Stabile e fratelli e beni di Francesco de Donato, con un terreno aratorio, arbustato, con castagni e altri alberi da frutta, di proprietà di detto Oliviero de Donato e confinante con beni di Pietro de Nicoloro di Limatola, beni di Francesco Calandra e beni di Oliviero de Stabile e fratelli.

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Date: 1539, maggio 15
AbstractI fratelli Richardo e Giovanni Angelo de Richardo di Guardia Sanframondi vendono per il final prezzo di ducati quindici di carlini d'argento ad Asare […], che interviene in nome di suo padre, un terreno sito in Guardia Sanframondi e confinante con altri beni di essi venditori, via vicinale, beni di Nicola Giovanni Pingue e dei suoi fratelli e beni degli eredi del fu notaio Francesco Abbate, redditizio alla curia ducale per un reddito di tornesi sette; dei quindici ducati i fratelli de Richardo ne ricevono dieci, trattenendo gli acquirenti i restanti cinque per pagarli a Giovanni Vincenzo Diomede Carrafa, duca di Maddaloni e utile signore della terra di Guardia, a titolo di terziaria.

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Date: 1539, maggio 27
AbstractPietro de Tessitori e Fabrizio Pengue di Guardia Sanframondi scambiano tra di loro due calcinari siti nella stessa terra di Guardia nel luogo dove si dice la Porta Francesca, entrambi redditizi alla curia di Guardia per un tornese; Pietro cede a Fabrizio il calcinario confinante a sud con il calcinario di Fabrizio, a nord con quello di Sebastiano Luca e fratelli, a est con lo carvonale (carbonaia) e a ovest con i beni di Donato Fuschini; Fabrizio di contro cede a Pietro il calcinario confinante ad est con un altro calcinario dello stesso Fabrizio, a sud con i beni degli eredi di Nunzio Fuschini, a nord con i beni di Donato Fuschini e a ovest con i beni della curia, con un conguaglio di ducati tre, di cui due Pietro dichiara di averli già ricevuti e il terzo Fabrizio lo trattiene come terziaria che tocca a Giovanni Vincenzo Diomede Carafa, conte di Maddaloni.

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Date: 1539, dicembre 23
AbstractBaldassare de Laurentis, nella qualità di rettore della chiesa sine cura di S. Costanzo in Benevento, concede ad Antonio Deodato Arcomotario un magazzino con due stanze terranee e una superiore, sito in Benevento in parrocchia di S. Marco, per l'annuo canone - stimato da periti a questo scopo nominati dal rettore - di tarì dodici e mezzo, da pagarsi nella festa di S. Costanzo nel mese di maggio.

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Date: 1541, maggio 7
AbstractIl 19 febbraio 1552, in virtù di quanto disposto con lettera regia del 4 giugno 1537 circa la possibilità di rendere in forma pubblica uno strumento anche dopo la morte del notaio che lo ha stipulato, il notaio Giovanni Francesco de Ippolito di Montefusco, su richiesta di Marcello Capobianco di Benevento, rende in forma pubblica il contratto redatto il 7 maggio 1541 dal defunto notaio Francesco Davis della stessa terra, con il quale contratto, rinvenuto tra gli atti e i protocolli di quel notaio ora custoditi dagli eredi, Giovanni Federico Rascica, utile signore di una parte di San Pietro ad Dellicato della montagna di Montefusco, e Francesco Matelica di Montefusco vendono in solido a detto Marcello Capobianco, per il prezzo di ducati trecento in carlini d'argento, un annuo censo di ducati trenta costituito su un territorio chiamato la Chiana, sito in pertinenze di Montefusco e confinante con il fiume, il vallone e via pubblica; il terreno, posseduto in solido dai due venditori, è parte dei beni burghensatici di Giovanni Federico Rascica, beni di cui il notaio riporta una lista, e dei beni dotali della madre di Francesco Matelica, Maria de Reginis, che, assistita da Fabrizio de Alamo come mundualdo, presta il suo consenso alla vendita.

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Edit charter (old editor)
Date: 1542, gennaio 6
AbstractI consoli della città di Benevento - otto, tra i quali Giovanni Luigi Vipera, Alfonso Maiorana, Scipione Salato, Lorenzo Lepore, Giovanni Babuscio, Vincenzo Perotti e Giovanni Tommaso de Collo - con l'assistenza del progovernatore, il genovese Ambrogio Spinola, concedono la cittadinanza beneventana al nobile Giacomo Laurio della città di Capua e ai suoi eredi e successori, che potranno pertanto godere delle dignità, prerogative, immunità, franchigie, esenzioni, privilegi, capitoli e grazie concessi dai pontefici ai cittadini di Benevento.

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Date: [1525, settembre 1 - 1542, agosto 31]
AbstractMarcantonio Ciampo della terra di Paduli vende a suo fratello, il notaio Giovanni Battista, la propria metà dei beni stabili che la famiglia possiede nelle pertinenze e distretto di Paduli.

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Date: 1543, febbraio 26
AbstractGiovanni Luigi Vipera e Colaioanni Vipera, questi anche in nome dei fratelli Orazio e Troiano, tutti di Benevento, concedono e in perpetuo assegnano a Pietro de Sanctora di Sant'Angelo a Cupolo una casa consistente in due membri, uno superiore e uno inferiore, e una casetta di un vano terraneo con tre moggi di terra aperta, con fosse per tenere il frumento, piedi di olive e altri alberi fruttiferi e infruttiferi e con una vigna; i beni, siti nel casale di Sant'Angelo a Cupolo in pertinenze della città di Benevento e confinanti con altri beni degli stessi Vipera, beni della chiesa parrocchiale di S. Maria Abate Arnone di Benevento e via pubblica, sono di proprietà per metà di Giovanni Luigi e per metà di Colaioanni e dei suoi fratelli e per essi sarà corrisposto per i primi nove anni un censo o prestazione di carlini ventitre, e precisamente carlini sei nella festa di S. Bartolomeo nel mese di agosto a Giovanni Luigi, carlini sei nel giorno di Natale a Colaioanni e ai suoi fratelli e i rimanenti carlini undici ai figli ed eredi dei defunti Bartolomeo e Salvatore de la Montagna, una volta coloni di quegli stessi beni; trascorsi i nove anni, da allora e in perpretuo il censo si ridurrà a carlini venti, da dividere a metà tra i concedenti nelle feste predette.

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